Domanda:
A seguito di un intervento mi si è formata una cicatrice, quali sono i principali motivi? è possibile rimuoverla?
Risposta:
Vi siete ritrovati a guardarvi allo specchio e avete notato, purtroppo, una brutta cicatrice? Forse a causa di un intervento chirurgico oppure a seguito di una ferita o abrasione della pelle? Sfortunatamente può accadere a chiunque e si tratta di ciò che tecnicamente è definito cheloide: nulla di troppo grave per cui allarmarsi in quanto non è gravemente dannoso per la nostra salute, ma è innegabile che si tratti di qualcosa di fastidioso e fortemente antiestetico.
Nello specifico, un cheloide è una lesione cicatriziale abnorme che si forma sulla pelle a seguito di traumi, ferite, ustioni, tatuaggi o piercing. Spesso appare come una linea rialzata, molto appariscente e generalmente è di colore più scuro rispetto al colorito normale della pelle e può provocare un fastidioso prurito.
In generale, esistono 4 tipi fondamentali di cicatrici patologiche:
- cicatrice cheloidea
- cicatrice ipertrofica
- cicatrice atrofica
- cicatrice retraente.
- È di colorito rosso intenso, assente di follicoli piliferi, la sua trama è irregolare. I cheloidi possono comparire ovunque, ma le aree del corpo particolarmente a rischio sono sul torace in corrispondenza dello sterno, sulle orecchie, sulle guance, all’altezza delle spalle e sugli avambracci. Il cheloide si distingue dalla ipertrofica per l’estensione della lesione: esso, infatti, cresce in modo esagerato a partire dalla ferita e si diffonde senza regredire in modo spontaneo.
- Di solito è la conseguenza di un processo di guarigione meccanicamente stressato e si forma più comunemente nelle ferite legate alle articolazioni. Si manifesta come un’alterazione rossa, dura e rilevata che normalmente non oltrepassa i limiti della cicatrice iniziale. Compare dopo circa 1-2 mesi dalla guarigione completa ed è associata a dolore e prurito di diversa intensità.
- Sono la conseguenza della mancanza di collagene: in questi casi, il tessuto cicatriziale copre la ferita ma non viene prodotto tessuto a sufficienza a riempire completamente l’area danneggiata. Le cicatrici atrofiche sono particolarmente comuni dopo l’acne o la varicella.
- Si definisce così perché è caratterizzata da una retrazione cutanea con riduzione della superficie ed ha come sede tipica le aree articolari sottoposte a flessione o estensione. Essa provoca un deficit funzionale soprattutto quando interessa regioni come il collo, l’arto superiore, la mano e l’arto inferiore.
Ora che le definizioni sono chiare, resta da capire il perché della formazione di queste cicatrici: il processo che occorre analizzare è quello della cicatrizzazione che avviene nel derma ma, senza andare troppo nello specifico, basti sapere che è un’anomala proliferazione di fibroblasti e di collagene (principali responsabili della resistenza dei nostri tessuti) a generare un cheloide. I fattori che influenzano questo processo sono molteplici, uno su tutti la carnagione del soggetto: in generale, i soggetti con carnagione chiara hanno maggiore probabilità di presentare cicatrici di buona qualità rispetto ai soggetti con carnagione scura.
Ora, volendo rispondere senza troppi giri di parole alla domanda più frequente dei pazienti, bisogna ammettere che le cicatrici sono dei segni permanenti che non possono essere eliminati con nessuna tecnica chirurgica, possono però essere trattate per rendere il loro aspetto migliore.
In primis, occorre rispettare i tempi di guarigione di una cicatrice senza affrettare in nessun modo i processi fisiologici. L’uso di creme e unguenti idratanti ed emollienti certamente può aiutare la guarigione così come il massaggio della cicatrice, effettuato localmente sulla stessa più volte al giorno, da iniziare non appena la ferita è completamente chiusa e da continuarsi per sei mesi. Infine, la tecnologia ci è venuta fortunatamente in soccorso, grazie al laser che è in grado di ottimizzare l’aspetto delle cicatrici: la sua azione è quella di sfiammare velocemente il tessuto che ha subìto il trauma, andando a ridurre il pericolo di complicanze come i cheloidi.