Domanda:
Cosa comporta la patologia conosciuta come dito a scatto?
Risposta:
Esiste una patologia di cui una importante fetta della popolazione soffre o quantomeno ha sofferto almeno una volta nella vita (si registra un’incidenza maggiore in merito nelle donne over 40): parliamo del disturbo comunemente noto come dito a scatto, che nel linguaggio medico è definito come tenosinovite stenosante dei flessori delle dita.
Si tratta di una patologia infiammatoria piuttosto fastidiosa che colpisce i tendini flessori delle dita: questi sono circondati da una sottile guaina sinoviale che forma una sorta di canale all’interno del quale scorre il tendine stesso. Nel momento in cui tale guaina si infiamma, come conseguenza la membrana si ispessisce causando un restringimento del canale, con il successivo impedimento nel libero scorrimento del tendine.
Per quel che concerne i sintomi, la persona si accorge in modo evidente del problema in quanto le dita della mani (di solito pollice, medio o anulare) si bloccano restando in posizione piegata, per poi raddrizzarsi con un vero e proprio scatto. Oltre a ciò, si può percepire dolore sul palmo della mano, soprattutto in caso di pressione subìta nella zona, e in alcuni casi gonfiore e rigidità alla base del dito.
Le cause che concorrono a questo disturbo possono essere eventi di tipo traumatico, così come patologie quali la gotta, il diabete, la rizoartrosi e l’ipotiroidismo.
Nel momento in cui viene diagnosticato il disturbo del dito a scatto da un ortopedico (meglio se specializzato in chirurgia della mano), occorre valutare il tipo di approccio più corretto da utilizzare a seconda della gravità del caso. Le strade percorribili si suddividono al solito fra la terapia conservativa, che comprende la fisioterapia e alcuni farmaci, e la terapia chirurgica mininvasiva per i casi più difficili.
In generale, comunque, è sempre bene tentare un primo approccio attraverso la fisioterapia che contribuisce senza dubbio a un miglioramento della condizione clinica del paziente.
Nell’ambito della terapia conservativa, la riabilitazione del dito a scatto sfrutta di norma alcune tecniche di terapia manuale, ad esempio le mobilizzazioni in trazione, il massaggio e anche il trattamento di trigger point, con l’obiettivo di ridurre la tensione e la rigidità dei tessuti recuperando in tal modo dalla disfunzione di movimento subìta. Oltre a ciò, può risultare efficace il ricorso ai mezzi fisici ad alta tecnologia come la tecarterapia, la magnetoterapia, gli ultrasuoni e il laser ad alta potenza: tutti questi permettono di controllare lo stato di infiammazione e di ridurre il dolore mediante la stimolazione biologica del tessuto. In ultimo, seguendo sempre le indicazioni del proprio fisioterapista, potrebbe essere consigliato l’utilizzo per 3-4 settimane di un apposito tutore con l’obiettivo di scaricare e ridurre la tensione dal tendine infiammato.