Domanda:
Sono affetto da ernia del disco. Esistono terapie utili in questi casi?
Risposta:
Oggi si vuole trattare un tema estremamente comune nella popolazione dell’era in cui viviamo, si parla delll’ernia del disco. È bene cominciare spiegando origine e significato della parola ernia che altro non è se non la fuoriuscita, congenita o acquisita, di un organo o sua parte dalla propria cavità naturale o dal suo contesto anatomico.
Nello specifico, parlando dell’ernia del disco, quel che accade è l’enucleazione (cioè lo spostamento verso l’esterno) del nucleo polposo di un disco intervertebrale, che sarebbe quella sorta di “cuscinetto” presente fra le vertebre della nostra colonna, utile ad ammortizzare i carichi durante i movimenti. Data la pesantezza dei carichi e delle sollecitazioni che i dischi devono sopportare quotidianamente in maniera ripetuta, questi vanno incontro a processi di invecchiamento purtroppo inevitabili, che hanno come conseguenze l’assottigliamento dei dischi stessi, l’insorgenza di sporgenze denominate protrusioni discali e, nei casi più gravi, la fuoriuscita di ernie. Ma per avere un’idea del contesto in cui si sviluppa la patologia, è bene specificare la composizione del nucleo, che è formata da due strutture differenti, il nucleo polposo (la parte centrale liquida/gelatinosa del disco) e l’anello fibroso (la sua struttura fibrosa ricorda molto gli strati di una cipolla) che è la parete di contenimento del nucleo.
La patologia derivante da ernia del disco varia i suoi sintomi a seconda della zona colpita: nel caso di ernia lombare, essa si manifesta con la sciatalgia; nel caso sia interessata la parte cervicale del rachide, si parlerà di cervicobrachialgia, con possibile coinvolgimento di spalla e braccio. Ciò che è certo, a prescindere dall’area del corpo interessata, è che il dolore è quasi sempre abbastanza forte e che si tratta di una patologia piuttosto limitante.
Di norma, il primo approccio che si può suggerire a un paziente affetto da ernia del disco è di tipo farmacologico e, quantomeno nella fase iniziale in cui il dolore è molto acuto, si consiglia l’applicazione di ghiaccio sulla zona interessata e l’assunzione di farmaci antinfiammatori di tipo fans, mentre solo nei casi più gravi di corticosteroidi via intramuscolare. Successivamente a tale fase, si può procedere con una terapia conservativa, pianificabile con il proprio fisioterapista e che è fondamentale sia per tenere sotto controllo i sintomi che per migliorare il movimento dell’intera colonna, la cui disfunzione è solitamente la causa principale dell’ernia stessa. Le strade percorribili in ambito fisioterapico sono molteplici: esistono le terapie manuali sul collo o sulla zona lombare, le mobilizzazioni specifiche con l’aggiunta di tecniche quali poumpage e trazione; da non sottovalutare poi l’importanza della ginnastica posturale secondo il metodo Mezieres, così come la tecarterapia che combatte lo stato infiammatorio. È importante che quest’ultima venga associata a manipolazioni manuali per favorire l’allungamento muscolare. In ultimo, ma non per efficacia, la magnetoterapia rappresenta un valido supporto nel caso in cui esistano nel paziente fenomeni degenerativi di tipo artrosico.