Domanda:
Mi è stata diagnosticata la Fibromialgia, di cosa si tratta?
Risposta:
Oggi si vuole parlare di una patologia che si sta diffondendo sempre di più negli anni, colpendo soprattutto la popolazione femminile, ma che nonostante ciò riserva ancora oggi degli aspetti poco noti o dibattuti: la fibromialgia, anche nota come sindrome fibromialgica.
Partendo come al solito dall’analisi del termine che deriva dal latino, questo si può suddividere in tre parti: fibro = tessuto fibroso, mio = muscoli, algia = dolore. È evidente comprendere che si tratta di un insieme di sintomi di natura muscolo-scheletrica che includono tensioni anomale dei tessuti muscolo-tendinei, rigidità articolare, calo della forza e che purtroppo è associabile spesso anche a sintomi di natura psico-emotiva: uno stato di ansia/depressione, disturbi cognitivi, perdita di memoria, deficit di concentrazione, insonnia, alterazione della sensibilità e di conseguenza aumento della percezione del dolore. Altri sintomi segnalati dalle persone colpite da tale patologia possono essere: emicranie, lombalgia, irregolarità respiratorie e cardiache, disturbi articolari, cattiva circolazione con formicolio negli arti periferici, crampi agli arti inferiori, irregolarità intestinale. Molte di queste persone segnalano, fra l’altro, un notevole impatto sull’intensità del dolore legato alle condizione meteorologiche, in particolare il dolore si acutizzerebbe con un clima particolarmente umido, freddo o caldo.
Proprio per la complessità sintomatologica appena descritta, è fondamentale che l’approccio utilizzato per contrastare la fibromialgia sia multidisciplinare: questo deve unire alla terapia farmacologica l’educazione del paziente, oltre che una riabilitazione fisioterapica e una terapia cognitivo-comportamentale. Il paziente deve quindi divenire “oggetto” di uno studio accurato e di un percorso di cura individualizzato con l’obiettivo di ridurre i sintomi.
Per quel che concerne la fisioterapia, sarà compito del professionista valutare se ci si trova di fronte ad una fase del dolore classificabile come acuta, di latenza o cronica, e impostare un programma personalizzato di conseguenza. Nella fase acuta sarà posto maggior focus sulle manovre di tipo passivo/passivo alternato, unitamente alla massoterapia e alla tecnica manuale del linfodrenaggio, che serve a stimolare il sistema linfatico (la linfa che defluisce dalla periferia verso il centro del corpo). Nelle fasi successive, al diminuire del dolore, si passa progressivamente ad un’attività aerobica nella quale il paziente potrà riscoprire la pratica dell’attività motoria, associata ad allenamenti sulla forza e sullo stretching. L’obiettivo è mantenere un’adeguata lunghezza e forza dei tessuti molli, ma anche e soprattutto ottenere nel paziente un miglioramento fisico che, per riflesso, porterà a un benessere psicologico che sembrava perduto. Questo percorso dev’essere seguito con grande costanza, fino a che non si converta in una vera e propria attività quotidiana della vita del paziente, ponendo l’accento su concetti quali l’autoefficacia e l’autogestione.