Domanda:
Ho letto il vostro articolo sulla magnetoterapia, potreste parlare anche di Tecarterapia?
Risposta:
Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo: probabilmente vedendolo scritto in questo modo in pochissimi saprebbero dire di che cosa si tratta, ma se nominiamo invece l’ormai celebre acronimo Tecar, subito ci sembra tutto molto più chiaro e familiare. Chi, infatti, non ha mai sentito parlare delle sedute di tecarterapia? Se non per averle svolte in prima persona, quantomeno per il sentito dire fra amici/colleghi, in tv, nei programmi sportivi, in uno studio medico ecc.
Con una brevissima parentesi storica, è utile segnalare che l’espressione Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo viene coniata alla fine degli anni ‘90 da una grande azienda che fu la prima a utilizzare nel campo della fisioterapia un principio fisico dei primi del ‘900 chiamato condensatore. In fisica, per definizione, il condensatore è un componente elettrico che immagazzina l’energia in un campo elettrostatico e, nella teoria dei circuiti, è l’elemento ideale per accumulare e mantenere la carica nonché l’energia all’infinito.
Nel campo della fisioterapia si è riusciti col tempo ad applicare il principio del condensatore ai tessuti biologici dell’essere umano: il macchinario che si utilizza per la tecarterapia, infatti, è proprio un generatore di energia (corrente a frequenza compresa fra 0,4 e 0,5 MHz) che, sfruttando il principio del condensatore, determina uno spostamento di cariche elettriche.
In sostanza, l’energia generata viene veicolata all’interno dei tessuti tramite un elettrodo che può essere capacitivo o resistivo: la differenza fra i due è strettamente correlata al tessuto da trattare, quindi con l’elettrodo capacitivo vengono curati i tessuti molli (ricchi di acqua) con bassa resistenza alla corrente (es. muscoli, cute ecc.), mentre con l’elettrodo resistivo vengono trattati i tessuti che presentano una minore concentrazione di acqua e un’alta resistenza alla corrente (es. ossa, tendini ecc.).
Il flusso energetico sviluppato attraversa i tessuti e li riscalda dall’interno creando il cosiddetto effetto endogeno. Il calore che si sviluppa dall’interno permane a lungo, favorendo la vasodilatazione dei vasi sanguigni e linfatici rafforzando le capacità riparative dei tessuti, oltre che a fornire un effetto decontratturante e antiedema.
Il macchinario tecar agisce, quindi, direttamente sulle cellule e questo permette un’alta penetrazione nel corpo con la possibilità di trattare anche patologie in fase acuta, e non a caso è indicato per i pazienti che soffrono di: tendiniti, dolori cervicali e lombari, artrosi e artrite, tallonite, fascite plantare, pubalgia, cicatrici chirurgiche oltre che per i trattamenti post-chirurgici come ad esempio spalla, anca e ginocchio.
A seguito di tutto ciò, i benefici per il paziente che si sottopone alla tecarterapia sono chiaramente percepibili: il dolore diminuisce per l’effetto biostimolante e antinfiammatorio, poiché grazie al maggiore afflusso di sangue avviene l’eliminazione dei cataboliti, i prodotti di scarto del metabolismo cellulare, e dei prodotti dell’infiammazione (es. l’istamina) che ci fanno sentire il dolore. Un ultimo vantaggio ma di non poca rilevanza è il maggior apporto di ossigeno e di sostanze nutritive che servono alla guarigione del tessuto e che permette una netta accelerazione dei processi rigenerativi.
Controindicazioni
Le poche controindicazioni della tecarterapia riguardano: donne in gravidanza, arteriopatie scompensate, neoplasie maligne, pace-maker, perdita di sensibilità sul piede a causa, ad esempio, di un’ernia del disco.