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Algodistrofia

Domanda:

Cosa si intende quando si parla di algodistrofia?

Risposta:

Esiste una sindrome che da parecchi anni colpisce un notevole numero di persone e che causa, purtroppo, un intenso dolore quasi sempre agli arti superiori e inferiori del nostro corpo: si tratta dell’algodistrofia, anche nota come sindrome dolorosa regionale complessa

È utile elencare le principali manifestazioni sintomatiche della patologia: una sensibilità alterata; alterazioni vasomotorie e sudomotorie (es. edema, aspetto della pelle rosso/blu e asimmetria di temperatura/sudorazione); alterazioni motorie e trofiche, tremori, una limitazione dei movimenti articolari/muscolari, una certa fragilità ossea (osteoporosi localizzata). In generale, non esiste un lasso di tempo di durata specifico per tale patologia, a seconda dei casi possono passare alcuni giorni come anche diverse settimane. 

L’algodistrofia sembrerebbe derivare da un malfunzionamento in contemporanea del sistema nervoso centrale e periferico, del sistema immunitario e di quello circolatorio-sanguigno, e per quanto sia ancora in fase di studio, si è notato che questa patologia si presenti spesso in concomitanza con fratture ossee, ustioni/bruciature, tagli o distorsioni articolari. 

Algodistrofia

Algodistrofia

Oggi si desidera affrontare il tema illustrando le possibili soluzioni o quantomeno i benefici ottenibili grazie ad un’accurata riabilitazione. La teoria dell’immobilizzazione, come dimostrato da molti studi, non produce alcun effetto positivo, generando invece un notevole rischio di rigidità articolare e muscolare che risulta poi molto ardua da eliminare. È invece altamente consigliato e necessario un incoraggiamento alla mobilizzazione precoce. Un buon percorso di riabilitazione, infatti, ancor meglio se iniziato tempestivamente, sarà molto efficace per migliorare la circolazione sanguigna, l’elasticità, la forza del muscolo e la motilità dell’arto.

Gli esercizi sia attivi che passivi che vengono consigliati risultano essere quindi un mezzo fondamentale per ridurre il dolore e l’edema, grazie anche all’uso di tecniche quali il linfodrenaggio, la magnetoterapia e le terapie fisiche.

Nel corso della malattia è ovviamente sempre molto importante mantenere un adeguato controllo e rispetto della sintomatologia dolorosa del paziente durante lo svolgimento degli esercizi di mobilizzazione, che va fatto in maniera cauta e attenta e senza mai superare la soglia del dolore per non traumatizzare la parte; inoltre, la mobilizzazione non deve limitarsi alla sola articolazione interessata, bensì estendersi anche a quelle limitrofe. 

Per quanto concerne la terapia farmacologica, infine, oltre ai noti farmaci fans (antinfiammatori non steroidei), ad oggi i più efficaci risultano essere, come per l’osteoporosi e per altre patologie scheletriche, i bisfosfonati: il neridronato di Abiogen, giusto per citare il più utilizzato, si è rivelato estremamente efficace secondo uno studio effettuato e pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Rheumatology.