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Conflitto subacromiale

Domanda:

Ho sentito parlare di sindrome del conflitto subacromiale. Di cosa si tratta?

Risposta:

Forse in pochi sapranno che ogni qualvolta ci si trova a sollevare un braccio al di sopra della testa accade qualcosa di molto importante a livello anatomico nella nostra spalla: il tendine del muscolo sovraspinoso, che passa tra l’acromion (l’osso che forma la “punta” della spalla) e la testa dell’omero, viene schiacciato. In condizioni normali questo non causa alcun dolore/problema, anche grazie alla presenza e alla funzione del liquido sinoviale contenuto nell’apposita borsa che è fondamentale proprio per ridurre al massimo questo attrito appena descritto. Potrebbe però accadere, in condizioni non ottimali, che tale attrito conduca alla lunga verso una patologia molto fastidiosa nota come sindrome del conflitto subacromiale alla spalla (detto anche impingement della spalla).

Conflitto subacromiale

Conflitto subacromiale

Le statistiche ci dicono che addirittura il 67% delle persone ha esperienza di dolore alla spalla almeno una volta nella vita e nel 46% dei casi il dolore persiste anche a distanza di un anno e, nonostante tale sindrome non sia ovviamente l’unica responsabile di problemi alla spalla, senza dubbio può comunque essere ritenuta una delle più frequenti. I numeri citati ci aiutano a comprendere quanto sia delicata questa parte del nostro corpo, ciò per via di numerosi fattori: un’alta probabilità di lesioni/infiammazioni ai tendini/legamenti, i problemi dovuti all’instabilità della spalla stessa per via dello squilibrio dei muscoli che partecipano ai suoi movimenti, l’incapacità dei muscoli della cuffia dei rotatori di funzionare da stabilizzatori, l’infiammazione delle borse utili a far scorrere i tendini, così come le eventuali lussazioni/usure dovute al sovrautilizzo dell’arto (ad esempio negli sportivi o nei lavoratori che attuano ripetuti movimenti di sollevamento delle braccia sopra la testa) e non di meno i traumi alla spalla che portano calcificazione del legamento coraco-acromiale.

In linea generale, l’errore da evitare è di sottovalutare la situazione, pertanto in presenza di una serie di sintomi che ora andremo a descrivere è bene farsi visitare da uno specialista ortopedico che eseguirà un esame clinico che può includere importanti test funzionali come il Neer Test, il test di Hawkins, di Jobe e di Yocum per valutare il grado di limitazione della mobilità e di forza dell’arto, servendosi se necessario di esami strumentali come radiografia, risonanza magnetica nucleare o ecografia della spalla.

I sintomi in questione sono: dolore alla spalla/braccio (spesso anche notturno) con una sensazione di “pinzamento” (soprattutto quando si apre il braccio o durante la sua flessione in avanti), rigidità/limitazione nei movimenti della spalla stessa, sensazione di calore sulla spalla (questo è causato dall’attrito in fase di movimento e di una reazione immunitaria del già citato liquido sinoviale), o ancora dolori al collo che avvengono per compensazione in conseguenza all’alterazione del movimento da correggere.

In tutti questi casi, come molto spesso accade, le strade per il ritorno a una vita normale sono due: la più frequente della terapia conservativa oppure, solo nei casi più gravi e sempre meno ricorrente, l’intervento chirurgico. La prima via si fonda sulla fisioterapia di tipo strumentale che include tecarterapia, ultrasuoni, magnetoterapia e onde d’urto per ridurre ed eliminare infiammazione e dolore e anche sulla fisioterapia manuale che comprende invece le manipolazioni osteopatiche, la massoterapia, il trattamento miofasciale dei trigger point e il kinesio taping per ripristinare la funzionalità articolare, il controllo e la forza muscolare.

Di grande importanza sono poi gli esercizi terapeutici e riabilitativi indicati ed eseguiti in presenza del fisioterapista per correggere l’alterata biomeccanica della spalla.

La fisioterapia, quindi, ha un ruolo determinante nel recupero di una buona postura e sul bilanciamento degli stabilizzatori attivi della spalla. L’obiettivo fondamentale è di ripristinare un buon posizionamento della scapola, una corretta centratura della testa omerale sulla glena rafforzando i muscoli della cuffia dei rotatori indeboliti. Un paziente che con impegno, costanza e senza demoralizzarsi si dedicherà a tali attività, ovviamente seguito da dei professionisti, potrà certamente tornare a una condizione ottimale, abbreviando anche i tempi di guarigione.