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Contratture

Domanda:

Quando una lesione muscolare viene classificata come una contrattura?

Risposta:

Nell’articolo di oggi si vuole andare avanti col discorso relativo alle lesioni muscolari. Stavolta, però, si tratterà un tipo di lesioni tecnicamente considerate di grado zero, quindi lesioni molto lievi rispetto ai già citati strappi e stiramenti, stiamo infatti parlando delle diffusissime contratture. Fondamentalmente, la contrattura esiste nel nostro corpo come atto di difesa che si palesa nel momento in cui il tessuto muscolare viene sollecitato oltre il limite di sopportazione fisiologico. Com’ è risaputo, il nostro corpo è una macchina (quasi sempre) perfetta, non a caso lo scopo di questo meccanismo di difesa è di bloccare e quindi mettere a riposo una struttura in modo da non danneggiarla ulteriormente.

Contratture

Ciò che accade tecnicamente è una contrazione involontaria, insistente e anche lievemente dolorosa di uno o più muscoli scheletrici che porta a una notevole rigidità e ipertonia delle fibre muscolari (ossia un aumento eccessivo e permanente del tono muscolare), e tutto ciò è facilmente percepibile al tatto da chi la subisce. Il dolore che si sente, per fortuna di solito non insopportabile, dipende da tre fattori principali: il numero di fibre coinvolte dalla contrazione; il muscolo che, restando contratto, allunga i tessuti attorno generando un certo stress; il muscolo che, muovendosi contro se stesso, genera squilibrio e provoca dolore. 

La contrattura muscolare, spesso denominata nel gergo come nervo accavallato, può interessare qualunque muscolo corporeo, a prescindere che questo sia piccolo o grande, e può avvenire in seguito a un trauma, a dei carichi eccessivi (soprattutto per gli sportivi), per movimenti improvvisi eseguiti a freddo/senza un adeguato riscaldamento, per problemi metabolici (disturbi circolatori e malattie metaboliche che impediscono di rifornire il muscolo di substrati energetici) oppure per motivi ancora ignoti. Oltre il discorso delle cause, ciò che è fondamentale ricordare è di eseguire una corretta diagnosi, poiché una diagnosi errata (ad esempio fatta solo “a mano”) potrebbe mettere seriamente a rischio la nostra salute, generando una lesione più grave di quella effettivamente accaduta.

Una volta avuta la certezza che si tratti di contrattura, il primo passo da compiere è assicurare il riposo della parte colpita. Può poi aiutare l’applicazione di impacchi caldi o fasce termiche autoriscaldanti per sciogliere le fibre muscolari. Di norma, in assenza di problemi particolari, sono sufficienti 3-7 giorni di stop. 

I tempi di recupero e il ritorno all’attività sportiva possono essere comunque abbreviati grazie ad attività che permettono di allungare la muscolatura (stretching) e a favorire l’afflusso di sangue ai muscoli.

L’ideale è, ove possibile, ricorrere all’aiuto della fisioterapia, nello specifico a massaggi di tipo decontratturante, utilissimi per allentare tutte le tensioni muscolari e per ottenere un effetto benefico anche al livello antalgico. Ulteriori terapie fisiche di grande beneficio possono essere, sempre a seconda dei casi: l’elettroterapia, la ionoforesi, la tecar, la laserterapia e anche la idrokinesiterapia. Solo nei casi di dolore molto acuto, infine, è possibile ricorrere a farmaci antinfiammatori e miorilassanti.