Domanda:
Quali sono le principali procedure per intervenire in una ricostruzione del legamento crociato?
Risposta:
È noto a tutti quanto le ginocchia siano una delle parti più delicate del nostro corpo, ancor più per gli sportivi che in carriera sono costretti a grandi sollecitazioni durante gli allenamenti e le gare. In questi contesti, non è raro che possa capitare un infortunio al ginocchio.
Nella maggior parte dei casi in cui si verifica un infortunio a questo arto, l’elemento interessato è spesso il legamento crociato anteriore, uno dei legamenti più importanti del ginocchio, costituito da 2-3 fasci che decorrono tra femore e tibia, e si incrocia con il legamento posteriore, assieme al quale ha una funzione fondamentale di controllo della traslazione anteriore della tibia rispetto al femore e funge da asse meccanico centrale durante le rotazioni del ginocchio stesso. Non a caso, il legamento crociato anteriore è molto sensibile ai cosiddetti traumi distorsivi, soprattutto quando questi causano un’iperestensione del ginocchio o un’eccessiva rotazione dello stesso. A seguito di un forte trauma di questo tipo, si potrà valutare l’accaduto e avere una diagnosi precisa attraverso una visita specialistica e una risonanza magnetica della parte interessata. Qualora la diagnosi finale dovesse confermare, purtroppo, una rottura del legamento crociato, la soluzione oggigiorno più accreditata è certamente l’operazione chirurgica (ad oggi è sconsigliato in pratica soltanto nei pazienti anziani con poche esigenze di mobilità e che non riuscirebbero a seguire un percorso di riabilitazione post-intervento).
Al momento, le principali tecniche adottate per la ricostruzione del legamento crociato sono 3:
- il trapianto autologo di semitendinoso e gracile
- il trapianto autologo del tendine rotuleo
- la tecnica Allograft
Ancor oggi, esistono numerosi dibattiti in campo ortopedico su quale sia la tecnica migliore fra le tre, ma in questo articolo non si vuole stilare una classifica, al contrario ci si limiterà soltanto ad approfondire il terzo tipo d’intervento, l’Allograft appunto, elencandone le caratteristiche, vantaggi e svantaggi e spiegando il percorso riabilitativo.
Si tratta, innanzitutto, di una tecnica molto diffusa negli Usa (ma meno in Italia) che si basa sull’impianto nel paziente di un tendine prelevato da un donatore d’organi deceduto. La principale ragione che ha dato successo a questa innovativa tecnica risiede nel fatto che, prelevando il materiale biologico da un donatore, si evitano tutte le problematiche legate all’autotrapianto, come l’indebolimento di altre parti della muscolatura. Oltre a questo aspetto, da rimarcare la possibilità di scelta del materiale biologico per quel che concerne misura (no limitazione di dimensione) e tipo, e non di meno una durata in generale più breve dell’intervento unita a un minore dolore post-operatorio. Per contro, oltre alla maggiore difficoltà di reperimento del tessuto e ai costi più elevati, è impossibile non porre attenzione sulla probabilità, seppur remota, di trasmissione di malattie o di reazione immunologica legata alla provenienza esterna del tendine.
Per quanto riguarda il protocollo di riabilitazione post-intervento Allograf, si può affermare che non differisce granché da quello tradizionale, noto per essere suddiviso in 5 fasi, alle quali occorre aggiungere la fase pre-operatoria e il mantenimento dopo la dismissione del paziente. Non occorre dimenticare, però, che il risultato clinico di una ricostruzione del legamento crociato anteriore dipende sempre da un insieme di fattori: biologici (tipo di tendine utilizzato), meccanici (tecnica chirurgica utilizzata e sollecitazione nella fase di attecchimento), e non meno importanti quelli individuali (tenuta psicologica e costituzione fisica del paziente). In conclusione, una buona riabilitazione deve sempre tenere conto di ciascuno di questi fattori, fornendo ad ogni paziente un percorso personalizzato e differente, ma rispettando comunque le medesime fasi e raggiungendo sempre gli stessi obiettivi.