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Terapia conservativa

Domanda:

In quali casi è possibile evitare di ricorrere all'intervento chirurgico?

Risposta:

Chi di noi non ha mai sentiamo in famiglia o da amici/conoscenti la frase: “Non voglio sottopormi a un intervento chirurgico!”? La buona notizia in merito a questa preoccupazione è che gran parte delle persone che soffrono di patologie alle ossa o alle articolazioni non avrà mai bisogno di un intervento chirurgico, poiché la maggior parte dei problemi è risolvibile grazie alle cosiddette cure conservative. I professionisti medici utilizzano l’espressione “terapia conservativa” per descrivere un’ampia gamma di terapie che non comporta un intervento chirurgico. Molte strategie possono essere utilizzate assieme, anche se alcune sono più utili quando una segue l’altra. per quanto alcune si possono rilevare più utili quando una segue l’altra. L’obiettivo è provare in un primo momento i trattamenti meno invasivi, per poi prendere in considerazione le opzioni più invasive nel momento eventuale in cui le prime si rivelassero fallaci. Indipendentemente dal fatto che la patologia sofferta sia acuta o cronica, la scelta di tale trattamento dipende da molteplici fattori, non ultimo l’età del paziente e le sue condizioni fisiche.

terapia conservativa

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Proprio recentemente, questo tipo di trattamento è salito alla ribalta delle cronache sportive allorché grandi nomi del calcio, come Pogba e Wijnaldum, hanno scelto, in accordo con i propri medici e fisioterapisti, di non operarsi a seguito, rispettivamente, di lesione del menisco laterale e frattura della tibia. Due lesioni che probabilmente, in altri tempi, avrebbero condotto i due direttamente nelle migliori sale operatorie. Ma in che cosa consiste la terapia conservativa? Si tratta di un particolare trattamento medico che viene scelto al fine di evitare misure invasive come la chirurgia, solitamente con l’intento di preservare le funzioni dell’organismo. La chirurgia è spesso considerata una soluzione rapida per rimettere il paziente in carreggiata, ma non è detto che sia sempre l’opzione migliore. Non per questo gli interventi chirurgici devono essere ignorati, semplicemente è corretto sottolineare che le patologie, gli infortuni e i percorsi di riabilitazione variano da soggetto a soggetto e, pertanto, l’approccio deve giocoforza essere adattato e studiato su esigenze individuali. Proprio per questo è fondamentale essere informati sul proprio percorso clinico e a maggior ragione riguardo alla terapia conservativa. Affidarci ad un esperto quale un fisioterapista di fiducia che ci possa informare sulle ultime pratiche basate sull’evidenza, è il primo passo per porre domande ed ottenere una visione chiara riguardo la terapia conservativa. L’esperienza e la competenza dello specialista in chirurgia sono fondamentali per una terapia di successo con un rapido recupero. Il successo del trattamento conservativo inizia, solitamente, con un’indicazione terapeutica basata su una vasta esperienza nel settore.

Di solito è indicato l’esaurimento del trattamento conservativo e solo allora vengono eseguite tecniche minimamente invasive quali artroscopia o chirurgia. Con un trattamento correttamente orientato e tempestivo, è possibile evitare le complicazioni delle condizioni ossee o articolari. Occorre comunque tenere a mente che la terapia conservativa generalmente non può eliminare la causa, ma può certamente ridurre i sintomi nel tempo. Bisogna tener conto di che tipo di danno permanente si potrebbe presentare se la causa non venisse curata, e ci si basa pertanto solo su trattamenti, per l’appunto, conservativi: di questi ne esiste ormai da tempo una vasta gamma, in base alla sintomatologia da trattare e ad altri importanti parametri quali la lesione, la funzione e la localizzazione. Basti pensare, ad esempio, che anche le ormai diffusissime “infiltrazioni” fanno parte proprio della terapia conservativa, grazie alle quali si agisce direttamente sul problema localizzato, senza causare i tipici effetti collaterali legati all’assunzione di farmaci o all’ospedalizzazione.